1000 MIGLIA, OCTOBER IS THE NEW MAY
Ideata nel 1927 come gara di granfondo, la 1000 Miglia fu la risposta dei conti Maggi e Mazzotti alla mancata assegnazione a Brescia del Gran Premio d’Italia. Milleseicento chilometri tra Brescia e Roma, andata e ritorno: una sfida che nel 1955 vide Stirling Moss e Denis Jenkinson su Mercedes-Benz 300 SLR coprire la distanza in 10 ore, 7 minuti e 48 secondi, all’incredibile media di 157,650 chilometri orari. Due anni dopo un tragico incidente, con 9 spettatori uccisi, segnò la fine della corsa. Per sempre.
Vent’anni più tardi, il sindaco di Brescia Bruno Boni pensò di organizzare una rievocazione della corsa, un appuntamento di regolarità per auto storiche che fossero state iscritte almeno a una delle edizioni originali. Quest’anno, a causa del Covid-19, la partenza è stata posticipata da maggio a ottobre e la macchina organizzativa è stata rinforzata, per ridurre al minimo i rischi di contagio.
La partenza da viale Venezia a Brescia è stata l’occasione per ricordare il sacrificio della città e della vicina Bergamo, pesantemente colpite dalla pandemia. Dopo aver toccato le province di Verona, Mantova e Ferrara, le auto hanno raggiunto il traguardo di tappa, a Cervia-Milano Marittima.
La mattina seguente la 1000 Miglia ha raggiunto Amatrice, impegnata nella difficile ricostruzione dopo il terremoto. Alle ultime luci del giorno, invece, la carovana di auto storiche si è diretta verso Roma, dove è arrivata nel cuore della notte.
La risalita dalla capitale a Parma è coincisa con la giornata più intensa: tanti i chilometri percorsi, flagellati dal maltempo che ha messo a dura prova i partecipanti. Sulle sponde del lago di Vico la pioggia ha concesso una tregua, in uno scenario dove i banchi di nebbia svelavano e poi nascondevano le auto.
La risalita dalla capitale a Parma è coincisa con la giornata più intensa: tanti i chilometri percorsi, flagellati dal maltempo che ha messo a dura prova i partecipanti. Sulle sponde del lago di Vico la pioggia ha concesso una tregua, in uno scenario dove i banchi di nebbia svelavano e poi nascondevano le auto.
Dopo una pausa a Siena, sotto la pioggia, il sole ha salutato la corsa a Viareggio, dove al tramonto sul lungomare le auto hanno sfilato a velocità da parata prima di affrontare il Passo della Cisa, l’ultimo ostacolo sulla strada per Parma.
Dal Palazzo Ducale della città emiliana è scattata il giorno successivo l’ultima tappa, verso Brescia, caratterizzata dal passaggio nella factory ipertecnologica della Dallara, eccellenza italiana, e dai giri di pista inanellati sul vicino tracciato di Varano de’ Melegari. Scorci quasi fiabeschi hanno visto le preziose auto d’epoca attraversare l’Appennino Parmense e poi Salsomaggiore Terme.
Dal Palazzo Ducale della città emiliana è scattata il giorno successivo l’ultima tappa, verso Brescia, caratterizzata dal passaggio nella factory ipertecnologica della Dallara, eccellenza italiana, e dai giri di pista inanellati sul vicino tracciato di Varano de’ Melegari. Scorci quasi fiabeschi hanno visto le preziose auto d’epoca attraversare l’Appennino Parmense e poi Salsomaggiore Terme.
Ancora il ricordo della pandemia: la carovana ha toccato Codogno, Lodi e Bergamo, prima di tagliare il traguardo di Brescia. L’edizione 2020 è stata vinta da Andrea e Roberto Vesco su una Alfa Romeo 6C 1750 SS Zagato del 1929: i due driver avevano già occupato il gradino più alto del podio nelle edizioni passate, ma mai come padre e figlio nello stesso equipaggio.